continua: SONO AMMALATA
e dopo "IL CORPO E LA MALATTIA"
ecco:
EMOZIONI
SENTIMENTI RELAZIONI
Nel giro di pochi mesi la mia vita emotiva e
relazionale è stata stravolta.
Prima ero una donna autonoma ed efficiente. Con AL
stavamo facendo progetti per un viaggio
nei mari del Nord – ora mi trovo a dipendere da lui quasi per tutto.
Ero una donna con interessi ed attività personali che
davano senso e pienezza alle mie giornate, mi appassionavano e gratificavano.
Adesso sono così debole da essere spostata in sedia a rotelle per le visite e
gli esami che costituiscono le mie uniche uscite da casa.
Ho perso la salute, la libertà personale, le attività
e l’insieme delle relazioni sociali ad esse collegate.
Provo dolore per queste perdite.
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Prima ero felice della rete di solidarietà e sostegno
di cui godevo: amiche ed amici con cui condividere esperienza, forza e speranza,
a cui ricorrere senza paura del giudizio, su cui contare per avere ascolto ed
accettazione.
Ora, a volte, ho difficoltà a chiedere e ricevere
aiuto.
Sono fragile emotivamente, la mia sensibilità si è
accentuata e tutto ciò che mi arriva – o non mi arriva – dagli altri viene enfatizzato.
Sono delusa quando gli altri mi trattano con
superficialità, con paternalismo, con quell’atteggiamento sbrigativo della
pacca sulla spalla col “Vedrai che andrà tutto bene”.
Sono infastidita dal miracolismo – sia quello un po’
magico (“Prega il tal santo, prega la tal madonnina”) – sia quello di tipo new
age (“I miracoli avvengono, devi solo crederci”).
Sono irritata quando persone, assolutamente ignare di
ciò che comporta il cancro, mi invadono con i loro consigli “sicuri”.
Emozioni e sentimenti però, anche quando dolorosi,
vengono presto smorzati e perdono la
loro intensità, lasciandomi solo una sorta di pacata consapevolezza: la mente
ed il cuore si mettono in uno stato di risparmio per proteggersi da ciò che non
serve ai fini della gestione della mia nuova situazione.
≈
Poi, gradatamente, comincio a comprendere ed accettare
che le persone possono darmi solo l’amore che hanno – così come ce l’hanno – e
solo se sono in grado di darmelo.
Comprendo che ogni persona reagisce secondo il proprio
carattere e modo di essere, accetto che quasi sempre le persone, provando paura
alle parole malattia-sofferenza-morte,
inconsciamente attivano atteggiamenti autodifensivi.
Ci sono però anche molte persone che essendosi già
pacificate dentro se stesse con queste realtà, possono accogliere chi, come me
in questo periodo, ha bisogno di aiuto.
Sono grata di avere intorno molte di queste persone.
Ho così la possibilità di lasciar uscire un po’ della mia paura.
≈
Sì – paura – ho paura dell’intervento chirurgico e del
dolore fisico, sono terrorizzata dall’ignoto in cui sto per avventurarmi.
Una notte, poco prima dell’intervento, mi sveglio
attanagliata da spasmi dolorosi a torace e gola. AL mi porta veloce al Pronto
Soccorso ma è solo paura – io so che è solo paura, una paura così acuta da
trasformarsi in angoscia e terrore, così potente da farmi perdere l’equilibrio.Sono così impaurita da ciò che dovrò sopportare fisicamente che “la paura” – quella vera, l’unica, quella della morte – rimane ancora velata, come un sottofondo che non sono pronta a lasciar emergere pur essendo consapevole della sua presenza.
C O N T I N U A
incoscensa, paura di pensare alla fine, alla morte, alla solitudine, al futuro senza più i miei cari. ti sono vicina carissima, sono la vedova di un ammalato di tumore e orfana di una giovane sorella, nel cuore è rimasta la rabbia, la delusione di tutte quelle persone che dicono, a loro modo, di volermi bene, il bene, l'amore, l'amicizia,l'affetto viene dimostrato in tutte le sue forme solo nell'unione sia dalla buona che cattiva sorte
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